Dimagrire significa aumentare il rapporto tra massa magra e massa grassa (appunto rendere più magro), e questo è possibile farlo:
- perdendo massa grassa e mantenendo stabile la massa magra;
- aumentando la massa magra pur mantenendo stabile la massa grassa;
- con un mix delle due situazioni ossia perdendo massa grassa e, in contemporanea, aumentando quella magra.
Ora che sai che il muscolo pesa più del grasso, non ti sorprenderà sapere che il peso può diminuire se perdi massa grassa (conservando quella magra) oppure aumentare se incrementi la massa magra (mantenendo la grassa). In un percorso di dimagrimento, quindi, i kg sulla bilancia possono anche aumentare pur vedendoti e sentendoti più asciutto e snello.
Compresa la differenza tra massa magra e massa grassa possiamo andare un po’ più a fondo e cominciare a parlare di una sostanza prodotta dalla massa grassa: la leptina.
La leptina è un ormone secreto dal tessuto adiposo la cui produzione dipende dalla quantità di tessuto adiposo stesso: più grasso hai e più leptina verrà prodotta e viceversa. Quest’ormone funziona come un “segnalatore energetico”, e aiuta il cervello a regolarsi nei confronti di movimento, metabolismo e alimentazione; il suo ruolo può essere schematizzato così:
- bassi livelli di leptina → c’è poco tessuto adiposo → vuol dire che c’è poca energia immagazzinata → quindi bisogna mangiare di più e muoversi di meno;
- alti livelli di leptina → tanto tessuto adiposo → vuol dire che c’è tanta energia immagazzinata → quindi puoi mangiare di meno e muoverti di più.
Dimagrire perdendo solo grasso - per esempio facendo una dieta dimagrante* - non è facile: più grasso perdi e più si abbassa la quantità di leptina, facendoci sentire più affamati, svogliati e tentati di abbandonare la dieta stessa.
Esiste però una soluzione: poiché la produzione di leptina dipende unicamente dalla quantità di tessuto adiposo, è più conveniente dimagrire aumentando la massa magra - in questo modo dimagrirai “all’opposto”: la stessa quantità di massa grassa si “distribuirà” su di un quantitativo maggiore di massa magra (ossia muscolo), la tua percentuale di grasso corporeo si ridurrà (lo noterai anche esteticamente) senza però abbassare i livelli di leptina (e quindi senza sentirsi stanchi, affamati e scoraggiati).
*Nota. In realtà molte diete non tengono conto della suddivisione tra i tipi di massa, con il risultato di far perdere parecchia massa magra oltre a quella grassa. Quando perdi massa magra perdi peso, ma ti vedi peggio: braccia e gambe si “svuotano” e diventano flaccide, la cellulite peggiora, unghie e capelli si indeboliscono, sei più suscettibile alle infezioni e non ti senti “bene” in generale. Per minimizzare la perdita di massa magra durante una dieta, devi dare priorità alle proteine, cercando di assumerle almeno in ogni pasto principale (colazione, pranzo e cena). Fonti proteiche sono carne (tutta), pesce (tutto), uova, tofu, tempeh, lupini, formaggi magri e latticini come yogurt e fiocchi di latte (solo per citarne alcuni).
Muscoli per il benessere
Al di là degli effetti estetici, avere muscoli sani e forti migliora la vita quotidiana (dall’abbassarsi e rialzarsi facilmente al portare agilmente la spesa o trattenere il cane dal saltare addosso al postino).
Se sviluppi la muscolatura, in termini di forza, resistenza, capacità ossidative (quelle che ti permettono di stare più a lungo sotto sforzo, come in una lunga corsa), questo ti aiuterà nella vita di tutti i giorni perché gli impegni usuali saranno a un livello molto più basso di quello che i tuoi muscoli sapranno fare. Inoltre, una muscolatura in forma e in salute si fa carico del peso corporeo e di eventuali carichi che trasporti, evitando infiammazioni e problematiche a carico di articolazioni e tendini.
Per non parlare del ruolo del tessuto muscolare sul metabolismo: avere una massa muscolare attiva significa anche che, se dovessi fare qualche strappo di troppo in termini dietetici, “non lo vedi addosso” rispetto al caso in cui non hai un tessuto muscolare “attivo”. Laddove prima subivi gli effetti degli strappi - in termini estetici e di malessere fisico - ora non succede più perché il tessuto muscolare “attivo” è avido di nutrienti, come glucosio (proveniente dai carboidrati), acidi grassi (dai grassi) e aminoacidi (dalle proteine) ed è sempre “pronto” ad assorbirli tamponando eventuali extra.
I muscoli nell’alimentazione
Approfondiamo il legame tra muscoli e alimentazione. Muscoli allenati, a riposo, usano preferibilmente gli acidi grassi, prelevandoli dalla circolazione sanguigna. In questo modo si riducono gli acidi grassi disponibili limitando le chance che si depositino nel tessuto adiposo. Durante l’attività fisica, invece, viene consumata una miscela di acidi grassi e glucosio presenti all’interno del muscolo stesso, riducendo così le riserve di acidi grassi e glicogeno all’interno dei muscoli. L’allenamento crea, quindi, una sorta di “vuoto” energetico che verrà riempito da quello che mangerai dopo l’attività fisica.
L’allenamento stimola il tessuto muscolare ad adattarsi all’allenamento. Per fare questo, “rimodella” sé stesso ricostruendo e potenziando le fibre che lo compongono, operazione per la quale ricorre ai nutrienti assunti con la dieta (proteine, carboidrati, grassi).
Se l’esercizio fisico, nel breve periodo, rende il muscolo avido di nutrienti (e questo in vista del ripristino delle proprie scorte energetiche), nel lungo periodo permette di mangiare “di più” proprio per andare in contro alle aumentate richieste di nutrienti necessari per il rimodellamento muscolare.
Muscoli “sedentari”, invece, utilizzano prevalentemente il glucosio come fonte energetica, lasciando gli acidi grassi al tessuto adiposo, sempre pronto a incamerarli per “esigenze future”. Quando non si sfruttano i muscoli, questi rimangono con il “pieno” di energia: quello che mangerai, quindi, una volta soddisfatte le esigenze dell’organismo, tenderà a essere convogliato verso il tessuto adiposo.
Muscoli non allenati saranno soggetti a quel fenomeno definito “use it or lose it” (ciò che non si usa, si perde) - meno muscoli hai e meno avrai bisogno di nutrienti per mantenerli! Vista da un’altra prospettiva, non allenarti farà sì che, nel tempo, ingrasserai sempre di più pur mangiando come al solito.
Come allenare i muscoli
Non esercizi, ma stimoli
Quando si parla di allenamento, e ben prima di parlare di esercizi, si dovrebbe parlare in termini di stimoli allenanti: sono proprio questi a determinare gli adattamenti muscolari di cui abbiamo parlato. Gli esercizi sono, in un certo senso, “semplicemente” un mezzo per ottenere lo stimolo corretto.
Possiamo dividere gli stimoli allenanti in tre tipologie, con etichette che per forza di cose dobbiamo dare noi (altrove troverai altre etichette; a me qui importa tu ti porti a casa il concetto).
- di intensità
- di volume
- metabolici
Queste distinzioni sono date da due parametri: l’impegno per eseguire un movimento o esercizio e il tempo che si riesce a ripeterlo. Gli stimoli di intensità sono stimoli ad elevato impegno e basso tempo di ripetizione (nell’ordine dei secondi); quelli di volume sono a basso impegno e lungo tempo (nell’ordine di diversi minuti); quelli metabolici sono all’impegno più alto mantenibile per un certo tempo (nell’ordine della decina di secondi).
Stimoli e adattamenti muscolari
Ogni stimolo influenza il tessuto muscolare in maniera peculiare. Cerchiamo di capire come.
Stimoli d’intensità
Creano forti tensioni all’interno del muscolo, inducendo l’organismo a sintetizzare nuovo tessuto muscolare. Questi stimoli aumentano nel tempo il tono muscolare (i muscoli appaiono densi e sodi pur non necessariamente voluminosi). Migliorano, inoltre, la connessione nervosa “mente-muscolo”, così da attivare tutte le tue fibre muscolari in modo coordinato ed efficiente. In breve, a parità di sforzo, i tuoi movimenti saranno più precisi, potenti e decisi.
Stimoli di volume
Questi stimoli non creano chissà quali tensioni muscolari, bensì un aumentato approvvigionamento di ossigeno ai muscoli. Allenamenti basati su questo tipo di stimoli aumentano la resistenza agli sforzi prolungati e migliorano l’efficienza d’uso dei grassi da parte del tuo organismo. Questo è dovuto a un progressivo aumento dei capillari che trasportano ossigeno ai muscoli e alla capacità di utilizzare questo ossigeno nel processo che porta a “bruciare grassi” (cioè ossidarli, processo che ha bisogno di ossigeno come il nome suggerisce).
Stimoli metabolici
Gli stimoli metabolici generano elevate tensioni muscolari, le massime possibili in un tempo definito. Allenamenti basati su questo tipo di stimoli migliorano la velocità con cui il tuo corpo passa da “bruciare zuccheri” a “bruciare grassi”. Se aumentare l’efficienza di ossidazione dei grassi significa avere un buon motore per i grassi, aumentare la velocità con cui il tuo corpo inizia ad utilizzarli significa avere un buono starter. La metafora può essere proprio quella del motore: il motore può avere anche un sistema eccellente per bruciare il combustibile, ma la messa in moto dev’essere fatta comunque con un potente motorino d’avviamento alla partenza.
Di quali stimoli hai bisogno?
Sarò schietto: ti servono tutti e tre. E’ la combinazione dei 3 stimoli allenanti che ti permette di migliorare tono e forza muscolari, di accedere prontamente ai grassi come fonte energetica, e di utilizzarli una volta che il tuo corpo ha iniziato ad ossidarli.
Anche se ti servono tutti gli stimoli, devi sapere che questo non significa basarsi su una marea di esercizi diversi per ogni gruppo muscolare e distretto del tuo corpo. Sono sufficienti 2-3 allenamenti a settimana, con esercizi che coinvolgano i 3 stimoli nella stessa sessione o in sessioni separate. Inoltre, se proprio non hai modo e tempo e devi tagliare qualcosa, è sempre meglio seguire come priorità questa: per primi gli stimoli intensità, secondi gli stimoli metabolici e terzi gli stimoli di volume.
Classificazione degli Esercizi
Questa guida è pratica e non ha intenzione di farti diventare un istruttore. Penso però che possa essere utile, nel caso ti stia appassionando all’attività fisica, avere qualche nozione in più per trarre il massimo da ciò che farai.
Esercizi ciclici e aciclici
Tutti gli esercizi fisici ricadono in una di queste due categorie:
- “Ciclici”: sono quegli esercizi in cui il numero di movimenti da compiere è così alto che non ha senso definirli per numero di ripetizione ma, piuttosto, per tempo e/o velocità. Ad esempio, nella corsa o nella bici o nel nuoto non definisci quanti passi, pedalate o bracciate fare, piuttosto quanti metri percorrere o per quanto tempo allenarti.
- “Acicilici”: sono quegli esercizi in cui il movimento ha un inizio e una fine ben definiti in un certo intervallo di tempo, facilmente numerabile. Ad esempio, puoi numerare le ripetizioni che fai quando sollevi un bilanciere o esegui uno squat a corpo libero.
Esercizi aciclici: multi e monoarticolari
Gli esercizi aciclici si suddividono ulteriormente in esercizi multiarticolari e esercizi monoarticolari. Gli esercizi multiarticolari, come suggerisce il nome, sono composti da movimenti che coinvolgono più articolazioni, mentre i monoarticolari ne coinvolgono solo una in maniera predominante.
Lo squat è un esempio di esercizio multiarticolare (il movimento coinvolge le articolazioni dell’anca, del ginocchio e della caviglia), mentre estendere la caviglia sulle punte dei piedi azionando i polpacci (esercizio di calf) stai facendo un esercizio monoarticolare (ad essere maggiormente coinvolta è la caviglia).
La differenza, a livello muscolare, tra esercizi multiarticolari e monoarticolari è che nel primo tipo di esercizi sono coinvolti molti più muscoli contemporaneamente, nel secondo soltanto alcuni in modo predominante. Questo ti fa capire che:
- Gli esercizi multiarticolari stimolano più gruppi muscolari insieme, pertanto bastano pochi esercizi per allenare tutto il corpo;
- Anche se si tratta di movimenti più complessi, gli esercizi multiarticolari, una volta appresi, permettono di padroneggiare anche altri movimenti accessori: come a dire, ne impari uno, li impari (quasi) tutti;
- Eseguire esercizi multiarticolari permette di distribuire lo stimolo sui vari muscoli in modo funzionale a come il tuo corpo dovrebbe funzionare, il che vuol dire non creare squilibri nel tempo (se non parti con squilibri).
Per questo il mio consiglio è di dare sempre priorità agli esercizi multiarticolari quando esegui qualsiasi tipo di allenamento (anche una piccola seduta di circuito casalingo a corpo libero!); eventualmente, per “lavorare di fino” o dare più varietà al tuo allenamento, aggiungere esercizi monoarticolari.
Pratica!
Eccoci finalmente alla parte dove avrai tra le mani veri e propri programmi di allenamento in base ai livelli descritti all’inizio di questa guida (principiante, intermedio, esperto). Di cose ne abbiamo già dette tante, è ora di fare, perciò…
Principiante
Come principiante, eseguirai dei semplici esercizi per migliorare la consapevolezza del tuo respiro, la postura e aumentare la mobilità. Per il resto, cercherai di essere più attivo durante la giornata. Ecco perché qui sotto ti proporrò:
- Un esercizio di respirazione
- Una serie di esercizi posturali
- Un circuito di mobilità dinamica
- Consigli per il movimento quotidiano
e poi metterò tutto insieme in una tabella di marcia di massima perché tu prenda l’impegno di dedicarti al “Movimento”.
Esercizio di respirazione